The BEAR 🧸Bike Eastern Adventure Route
Everybody is looking for something, some of them want to use you, some of them want to get used by you
Sweet Dreams (Are Made Of This) – Eurythmics
I wanna hide the truth, I wanna shelter you, but with the beast inside there’s nowhere we can hide. No matter what we breed, we still are made of greed
Demons – Imagine Dragons
Trying to get up but the doubt is so strong, there’s gotta be a win in my bones
Freedom – Anthony Hamilton and Elayna Boynton
La mia casa è una stazione, la mia vita è una partenza, gli orari le paure. Oltre quella linea gialla, è proprio lì che c’è camera mia
Camera Mia – Eugenio In Via Di Gioia
Cantaré come canta un cieco, cantaré come un tuono nel cielo, perché vale oro questa vita che grida da sola mentre canta in un coro
Cantaré – Mannarino
Tutto è iniziato con un traghetto da Ancona a Bar, in Montenegro 🇲🇪, con l’idea di studiare insieme a un amico un itinerario per attraversare i Balcani in bici, senza una meta precisa. Così, dalla costa, abbiamo subito puntato verso l’interno immergendoci nella bellezza selvaggia delle montagne del Montenegro. Il Parco Nazionale del Durmitor, con i suoi canyon e le sue vette, è stata una delle prime, potenti immersioni nella natura balcanica. La mattina al lago Sušičko, inghiottito nel profondo del canyon, ci siamo svegliati avvolti da un freddo umido e da una fitta nebbia che rendeva il paesaggio quasi spettrale e ovattato.
Attraversato il primo confine del viaggio, la Bosnia 🇧🇦 ci ha accolto con le gole del Tara e della Drina, e con la sua storia complessa e palpabile. È un paese che colpisce per essere un crocevia dove culture e religioni diverse convivono, creando un mosaico affascinante e a volte molto delicato. Sarajevo è una città che lascia il segno, circondata da paesaggi intensi e a tratti ancora feriti dal passato recente. Nonostante tutto, il calore della gente è stato forse il ricordo più bello che ci siamo portati via, specialmente l’accoglienza aperta e generosa ricevuta dalle persone incontrate.
In Croazia 🇭🇷 ci siamo lasciati incantare dalla bellezza dei Laghi di Plitvice e abbiamo seguito un tratto spettacolare dell’Eurovelo 8 per arrivare a Fiume e poi fino a Trieste 🇮🇹, dove le nostre strade si sono divise. Il mio amico è tornato a casa, e io ho proseguito l’avventura in solitaria. La Slovenia 🇸🇮 si è rivelata un paradiso per un amante delle montagne come me. Le sue Alpi, meno famose e più autentiche, offrono uno spettacolo grandioso lontano dalle folle che affliggono le cugine italiane. Ho esplorato ogni angolo, zigzagando tra vette e valli alla ricerca dei luoghi più suggestivi: la Valle dell’Isonzo, il Passo della Moistrocca (Vršič), Kranjska Gora, i laghi di Bled e Bohinj, Logarska Dolina. Sono alcune delle meraviglie che mi hanno lasciato senza parole.
Lasciare le montagne per la pianura ungherese mi preoccupava un po’. E invece l’Ungheria 🇭🇺 si è rivelata una delle sorprese più belle del viaggio. Dopo un breve passaggio in Austria 🇦🇹 ho iniziato a seguire l’itinerario sterrato dell’Hungary Divide. Mi sono ritrovato immerso in foreste silenziose, ad affrontare rampe in salita tanto brevi quanto intense, e a godere di una solitudine quasi totale, con la libertà di campeggiare ovunque in grande tranquillità. Budapest è stata la ciliegina sulla torta: una città vibrante e accogliente dove ho trascorso dieci giorni meravigliosi in attesa dei nuovi copertoni per la bici. Un luogo dove sarei rimasto volentieri anche più a lungo.
Ripreso il cammino verso nord, sono entrato in Slovacchia 🇸🇰. Era settembre, e il freddo e la pioggia iniziavano a farsi sentire. “Perché sto andando a nord?”, mi sono chiesto. Era tempo di invertire la rotta, e così, dalla Slovacchia, ho puntato la bussola verso sud. Attraversata di nuovo l’Ungheria vicino al confine ucraino, sono entrato in Romania 🇷🇴. Qui il viaggio ha raggiunto un’intensità incredibile. I Carpazi non sono altissimi, ma sono montagne vaste e sconfinate, quasi prive di strade e sentieri battuti. Un’indimenticabile camminata nei monti Rodnei è culminata con l’alba più bella della mia vita e lo spettacolo quasi soprannaturale dell’effetto Gloria, o spettro di Brocken, visto dalla vetta del Monte Ineu, la seconda montagna più alta del parco nazionale a 2279 metri. Ma oltre ai paesaggi, è stata la gente a rendere la Romania speciale. Il sorprendente mix culturale con la minoranza ungherese, l’ospitalità genuina e l’accoglienza calorosa – amplificata forse dal fatto di essere italiano (tanti rumeni hanno vissuto o lavorato in Italia) – hanno creato legami forti e immediati.
L’avventura rumena è proseguita tra le strade della Transilvania, affrontando passi montani leggendari come la Transfăgărășan, con i suoi tornanti vertiginosi, e la Transalpina, la strada più alta del paese, che mi ha conquistato con i suoi paesaggi brulli e desertici. Non sono mancate però le sfide. Il freddo notturno pungente (fino a -3°C con un sacco a pelo estivo con temperatura di comfort da +9°C) ha richiesto una buona dose di adattamento. E poi c’era la presenza costante degli orsi. Trovare spesso le loro tracce fresche sui sentieri, come escrementi ancora tiepidi, era un continuo promemoria della loro vicinanza e del motivo per cui a Budapest avevo acquistato lo spray anti-orso. Ricordo una notte in particolare, a Pasul Rotunda, in cui si sentivano distintamente i versi e i rumori secchi di quelli che sembravano due orsi muoversi nel bosco circostante, uno da una parte e uno dall’altra della tenda. Meno male che ho il sonno abbastanza pesante!
Dopo un mese in Romania, ho attraversato il Danubio e sono entrato in Serbia 🇷🇸. L’autunno avanzava, le giornate si accorciavano e il freddo aumentava. La mia priorità era diventata scendere verso sud per sfuggire all’inverno imminente. Dopo un breve tratto in Bulgaria 🇧🇬 sono arrivato in Macedonia del Nord 🇲🇰. Qui ho trovato entusiasmo e calore, un’atmosfera rilassata, la vitalità semplice delle città e dei villaggi, paesaggi collinari e montuosi splendidi. Ho passato tre giorni nella zona del lago di Ohrid. Patrimonio Unesco, luogo di una bellezza struggente, uno specchio d’acqua antichissimo e cristallino, famoso per le sue perle, incastonato tra le montagne e punteggiato da monasteri. Arrivarci attraversando il parco nazionale di Galičica è stato come pedalare in un quadro, con i boschi che esplodevano nei vivi colori autunnali.
In Albania 🇦🇱 ho seguito un itinerario che si snoda nelle montagne del nord-est, vicino al confine con il Kosovo. Mi sono ritrovato su una strada quasi “assurda”: un nastro d’asfalto tortuoso, spesso in condizioni pessime, che saliva e scendeva senza apparente logica attraverso valli remote, gole profonde, e paesaggi isolati e fuori dal tempo. Qui il fiume è trasformato dalle dighe idroelettriche in una serie di spettacolari laghi artificiali. Sul lago Koman ho preso una barca per navigare lentamente circondato da montagne boscose a picco che si tuffano nell’acqua. Un viaggio quasi surreale, di una bellezza incredibile.
Infine, il ritorno in Montenegro chiudendo il cerchio a Bar, esattamente dove l’avventura era iniziata quattro mesi prima. La sorpresa finale? Siamo ormai a Novembre, e scopro che il traghetto per l’Italia era operativo solo per il periodo estivo! Poco male: un ultimo cambio di programma mi ha riportato in Albania, pedalando lungo la sponda ovest del lago di Scutari e raggiungendo Durazzo, da dove ho preso il traghetto che in poche ore mi ha portato a Bari, di nuovo in Italia. Ero partito senza una meta precisa, ma la strada mi ha regalato un’avventura oltre ogni aspettativa. Su quel traghetto, oltre alla bicicletta, ho imbarcato anche un prezioso bagaglio carico di esperienze, ricordi ed emozioni.